giovedì 4 giugno 2009

Compagni d'università

E’ giorno di manifestazione in università. Scesa dal taxi mi ritrovo coinvolta in un corteo che scopro essere quello dei sostenitori di Abdelsalam Yassine (esponente di Al Adl Wal Ihsane, movimento islamista marocchino). Lungo i corridoi banchetti di associazioni in favore della palestina e banchetti dell’UNEM (Unione degli studenti marocchini) si mischiano a banchetti di musica e pubblicità di telefonia mobile.

Entro in classe. Oggi per la prima volta siamo almeno una sessantina. Gli esami sono vicini e bisogna che la professoressa veda almeno una volta la faccia dei futuri esaminati.

Tante ragazze velate, qualche ragazza saharaoui avvolta nei tipici teli colorati, ragazze vestite all’ultima moda, con borsetta di Louis Vitton in coordinato e decolté in bella vista. Bei fusti stile surfista, ricci al vento siedono affianco a ragazzi in abito che sembrano usciti da una banca; un ragazzo con piercing, evento più unico che raro in Marocco, e al suo lato un ragazzo barbuto che dimostra 40 anni. E’ proprio vero che “Ma dumti alMaghreb fala tastaghreb” ( una volta visto il Marocco, non ci si stupisce più di nulla ).

lunedì 18 maggio 2009

immigrazione/emigrazione

"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali". Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912. La relazione così prosegue: "Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".

domenica 17 maggio 2009

Servizio Rai 1

Per chi volesse dare un occhio ad un servizio di Rai 1 su Khouribga e sui "successi" dei marocchini migrati in Italia, voilà il link. http://www.rai.it/dl/tg1/rubriche/PublishingBlock-ea3e3b5a-9f8f-4081-83f6-92c65a3fe1c5.html

venerdì 3 aprile 2009

Una famiglia di Hal AlMarba

La regione di Tadla-Azilal riserva sempre grandi sorprese. Beni Mellal è in festa, c’è la fiera della città ad animare le giornate della popolazione: concerti tutte le sere, stand di artigianato e delle imprese/cooperative della città. A Fqih Ben Saleh, durante gli stessi giorni, si svolge un festival tradizionale di cavalli, con un lunapark demodé, spettacoli acrobatici di cavalli e stand di ogni genere.

Insieme ad un amico, veniamo ospitati per una notte da Souad, mia vicina di casa a Rabat, la cui famiglia vive in un piccolo villaggio sperso nella campagna di Fqih Ben Saleh, Hal AlMarba.

Il nostro arrivo nel villaggio è motivo di agitazione. Scendiamo dal grand taxi in mezzo al nulla e con una mandria di ragazzini che ci guardano straniti. Intravedo il piccolo Sami, figlio di Souad, e gli vado incontro. Così facciamo il nostro ingresso nell’enorme casa della sua famiglia.

Veniamo subito invitati a prendere un the, il che significa vassoi pieni di dolcetti, melouia fatta in casa, miele e olio della campagna. Tra una parola in darija e una in italiano, conosco Habiba, sorella maggiore di Souad. Vive in provincia di Bergamo da 8 anni ma parla un pessimo italiano. Si scusa continuamente, mi dice che vorrebbe imparare la lingua ma che, non potendosi spostare autonomamente, non riesce a seguire i corsi serali. Si è sposata due anni fa con un uomo di Fqih Ben Saleh che lei definisce FURBO. In effetti il signorino ha pensato bene di prendersi una donna fornita di permesso di soggiorno in Italia, il che gli ha permesso di raggiungere la moglie nel giro di un anno. Habiba sostiene che da quando ha il permesso di soggiorno è cambiato e che l’unica sua preoccupazione sembra essere quella di portare il maggior numero di familiari in Italia.

Nel corso delle chiacchiere arrivano Gamal e Aziz, fratelli di Souad. Entrambi parlano italiano, Gamal parla anche bergamasco.

Dopo un giretto alla festa e due compere nella medina, la serata trascorre come da copione. Le donne mangiano in una stanza con i bambini. Gli uomini mangiano nel salotto disturbati solo dalla mia insolita presenza.

Chiacchierando con Gamal e Aziz, scopro che il primo è partito a 12 anni, insieme ai suoi zii con un visto spagnolo . Dopo qualche tempo ha raggiunto il fratello maggiore Mohammed a Bergamo dove ha studiato per diventare geometra e dove ha lavorato nella macelleria halal di famiglia. Sette anni fa si è sposato con Nagat. Lei aveva 17 anni, lui ne aveva 28. Da due anni è tornato in Marocco per stare con sua moglie e i suoi figli e perché era stufo della vita in Italia.

Aziz invece è l’harraga della famiglia. E’ partito nel 2000 quando aveva 17 anni con tre amici di Fqih Ben Saleh. Sono arrivati a Larache, nel nord del Marocco, dove si sono nascosti sotto ad un camion diretto in Spagna. 300 kilometri sotto ad un camion!!! Arrivati a Granada, miracolosamente sani e salvi, hanno pagato 2000 euro l’uno un passeur spagnolo che li ha portati in macchina fino a Bergamo dove è rimasto clandestino fino alla sanatoria del 2002.

Ovviamente in famiglia nessuno era al corrente, eccetto Gamal e Mohammed che hanno finanziato l’avventura del fratello. Chissà cosa aveva detto a casa…Chissà quanti altri sono partiti senza dire nulla e hanno avuto meno fortuna di Aziz…

Aziz si è sposato due mesi fa con Leila, una splendida ragazza di 17 anni. E’ stata “trovata” a Beni Mellal dalla mamma di Aziz, il quale ha accettato di sposarsi con lei ad occhi chiusi perchè si sa, la mamma ha sempre ragione!!!

Finisco di mangiare e lascio Philipp al suo destino. Vado a sedermi al mio posto, tra le donne e i bambini della famiglia. Najat sta allattando, mentre Habiba, Souad, Leila e la mamma guardano la televisione. Mi chiedono se sono sposata, se voglio sposarmi, se amo i bambini. Si è fatto tardi. Le donne “con marito” vanno nelle loro stanze, le donne “non-accompagnate” invece sistemano coperte in terra. Così trascorro la mia notte in quel di Hal AlMarba.

sabato 28 marzo 2009

Stereotipi

Mi hanno detto che sto diventando marocchina quando, nascosta dietro il portone di casa, ho fatto commenti maliziosi su una ragazza che stava, a parere mio, flirtando con un amico del quartiere. Ebbene sì, sbircio e spettegolo proprio come una donna marocchina ( ma perché quelle italiane non lo fanno????)

Secondo il mio professore di darija esistono cinque stereotipi dei marocchini:

  1. hanzaz = sbirciare, tenere d’occhio, “spiare”
  2. brgag = sparlare, spettegolare
  3. hagar = osservare dall’alto al basso, sentirsi autorizzati dalla propria “posizione sociale” a trattare “chi sta sotto” come zerbini.
  4. mahsaad = essere invidiosi dei successi altrui
  5. khuaid = seminare zizzania

C’è chi dice che c’è sempre un briciolo di verità dietro gli stereotipi...

Casanegra

Casanegra” ha l’ambizione, secondo il suo regista, Nourredine Lakhmari, di mostrare la faccia sporca di Casablanca. "Casanegra” è un film che molti marocchini non hanno apprezzato, forse per i dialoghi in slang marocchino che scadono spesso nella volgarità, forse perchè dietro questo film si celano grandi verità, difficili da ammettere per chi ama il proprio paese, o la propria città. Non so fare recensioni di film, quindi prendo in prestito le parole di un altro blog: "La critica locale più conservatrice si è scatenata in un tourbillon di aggettivi negativi che non hanno frenato l’affluenza nelle sale, anzi creando un battage pubblicitario importante e gratuito. Gli attori non professionisti, presi dalla strada, di pasolinana memoria, Anas, El Baz e Omar Lofti sono bravi e talentuosi, affrontando senza paure i difficili e spigolosi ruoli che il regista Lakhmari ha loro affidato. Il film è un trattato sociologico che analizza le brutalità giovanili, dalla violenza sulle donne passando per la commercializzazione capitalista dei lavoratori arrivando alla vita notturna dei “bobos“ . Il regista espone i suoi fantasmi attraverso dei clichès che sicuramente esistono, dipingendo Casablanca come una metropoli “noire” e violenta. Il prodotto è di qualità con un suono e luci eccellenti e un montaggio delle scene rapido e ansioso, che inchioda lo spettatore alla poltrona. I dialoghi sono forti, a volte choccanti per le orecchie più caste ma ci si abitua in fretta e diventano comuni. Il regista ha ricercato strenuamente sensazioni forti e scandalose, spingendosi sino all’estremo con la scena di una masturbazione maschile, che diventerà in queste settimane l’oggetto di discussione per i media del Paese . Al di là della scena è importante sottolineare che il cinema marocchino è oramai libero dalla censura e questo film ne è la prova provata. Questo è il principale merito di “Casanegra” che, partendo da qui, sarà certamente il capofila della libertà cinematografica con il rifiuto di qualsiasi forma di barriere censorie, politiche, sociali e di pensiero. Si spera" http://myamazighen.wordpress.com/2008/12/28/casanegra Da vedere!!!

venerdì 27 marzo 2009

Battaglie quotidiane

Amina ha 25 anni e da cinque anni lavora come "operatrice sociale" con ragazzi handicappati e autistici. Guadagna 2000 dirham al mese (neppure 200 euro). Ha due fidanzamenti finiti nel nulla alle spalle: la prima volta il futuro marito se n'è partito per il Belgio, la seconda volta ha scoperto che il futuro marito non aveva i mezzi per comprarsi una casa e che avrebbero dovuto vivere con la famiglia di lui. Lei si è rifiutata raccontadomi il grado di sfruttamento e di intrusione esercitato dalle suocere marocchine in generale. Scopro così che i marocchini sono ancora più mammoni degli italiani (non pensavo fosse possibile). Mi racconta che da quando ha iniziato a lavorare ad oggi non è ancora stata messa in regola, non ha "papiers", non ha un'assicurazione medica sul lavoro, men che meno un diploma che attesti le varie formazioni che ha svolto negli anni. Ieri una sua collega è finita all'ospedale dopo che uno dei ragazzi autistici le aveva strappato la pelle della mano a forza di morsi. La famiglia del ragazzo ha messo 50 dirham in mano ad Amina dicendole di darli alla sua collega. Peccato che con 50 dirham la ragazza non possa pagarsi neppure il filo con cui le hanno messo i punti. Amina s'incazza, mi dice "Chi me lo fa fare di rimanere qua? In Italia per il lavoro che faccio, la fatica quotidiana che mi costa il mio lavoro, avrei sicuramente uno stipendio decente e un'assicurazione che mi protegge..." Mi dice che vorrebbe raccogliere i suoi colleghi e i genitori dei ragazzi per manifestare davanti al suo capo per chiedergli la regolarizzazione del loro lavoro, ma che ha troppa paura che la licenzino, e senza un diploma in mano, non troverebbe nessun altro lavoro. Finalmente ho davanti agli occhi una ragazza che merita di essere definita una femminista marocchina.