giovedì 18 settembre 2008

Un tetto a Zeitun

Non pensavo sarebbe stato così facile!
È bastato intravedere una ragazza dalla faccia simpatica in una teleboutique. Aspettare che uscisse e seguirla, prima con lo sguardo, poi, quando si avvicina alla porta della casa di fronte, con qualche passo titubante. Ed ecco che alla porta si affaccia Lella Fatima. Faccia molto piacevole anche lei. Si scambiano due parole, poi il loro sguardo cade sulla strampalata ragazza un po' fuori posto inchiodata ad una distanza poco compromettente, con uno sguardo in cui si mescolano barlumi di speranza e una pretesa noncuranza. Per fortuna Lella Fatima prende in mano le redini della situazione. “Bghiti shi haja”, cerchi qualcosa? ... Direi di sì. “Ehm, … una stanza?” E la risposta della nostra cara Fatima preannuncia un mese meraviglioso di vita in quello che era il suo ripostiglio sopra i tetti di Zeitun.
Ripenso alla quantità di camicie sudate cercando case a Trieste, durante l'università. Caparre, inventari, contratti, ritrattazioni ... com'è bello stare a Zeitun!

I mille e un semsar

Fine maggio, stanno per arrivare i ragazzi dall’Italia, una stanza non basta più. Oltretutto la presenza di maschi estranei in una casa di sole donne non è conciliabile con il codice morale - pensiamo - eppure saranno proprio la nostra Lella Fatima e le ragazze del piano di sotto a proporci di restare, compagnia maschile inclusa. È sempre bello quando qualcuno scombussola le linee rette dei propri schemi mentali nitidamente tracciati. In ogni caso è vero che cercare una casa in cui instaurare un’allegra convivenza mista tra sessi significa complicare le cose. Ci rivolgiamo dunque a un semsar, un intermediario. Una figura che si occupa di trovare una casa rispondente alle esigenze del richiedente aiuto in cambio di un contributo economico più o meno consistente.

Palermo!

Il primo semsar è un signore magretto e sdentato che gira in bicicletta. Lui, ci spiega, può aiutarci: di fatto, la sua specialità è quella di trovare una sistemazione per studenti dell'Africa subsahariana ed europei. Ma sul bel tetto propostoci vive anche la figliola dei proprietari. Per dissipare eventuali scrupoli della rispettabile padrona di casa il nostro semsar dichiara che gli uomini attesi sono parenti ... tra cui un fratello che vive a Palermo. ... ?! ... Ma certo! Con Palermo, che è anche uno snack marocchino dolcissimo e onnipresente, il nostro acuto semsar vuole dissolvere ogni perplessità ricorrendo al subconscio senso di familiarità evocato dal nome del cioccolatino. La padrona si fa intenerire, ma la prospettiva di un Giacomo costretto a fingersi siculo e fratello per un mese ci fa desistere da questa prima soluzione.

Un miraggio

Chiediamo aiuto a Lubna, la promessa sposa del fratello di Fatima. Ci porta da un altro semsar: un vecchietto scorbutico ma con un asso invincibile nella manica. Una casa tutta nuova, a tre piani, con terrazza sul tetto e WC con tazza, compreso di tubo per la doccia! Un lusso improbabile in gran parte delle case marocchine. Faccenda interessante. Iniziamo le trattative. Il semsar si fa tradurre il mio arabo marocchino da un giovane marocchino e lo ripete in marocchino al padrone di casa - marocchino. Dopo qualche discussione con lo scorbutico, che chiede una paga equivalente a un terzo dell'affitto, vado a prendere i soldi per concludere l'affare. Sento balzare il mio cuore ... che casa bella, e tutta per noi! Tornando ritrovo il semsar da solo. È giunta la notizia che il figlio del padrone sta tornando dalla Spagna con moglie e figli ... e dunque si capisce ... dovrà pur essere sistemato in una casa decorosa ...

Esilarante e bruciato

Lubna mi porta da un terzo semsar. Chiunque lo cerca lo può trovare nel caffè all'angolo di Zeitun. Nonostante i segni evidenti di una passata ustione in viso sa ridere di gusto quando gli spiego i miei problemi. "Cerco una casa, siamo due maschi e due femmine", "ah-ha-ha", mi propone una casa, "quanto costa", "parecchio, ah-ha-ha", "ah, e Lei?" Si sconquassa dalle risate. Il suo prezzo equivale a metà dell'affitto. Scaltri, questi semsar. Ma la casa che ha da offrire, scopro, non si trova a Zeitun: non se ne parla neanche! Anche se mi dispiace non poter concludere affari con un uomo tanto spassoso.

Un sorso di laban

Vago depressa per i vicoli di Zeitun. Siamo a fine mese e della casa nuova ancora non c'è traccia. Ma ho sottovalutato la disponibilità impareggiabile degli zeitunensi. Girandolando sono finita sotto la prima casa, quella del Palermo, per intenderci. La guardo con aria sognante. Due ragazze mi notano, chiedono se serve aiuto. "È che cerco una casa." La risposta mi stupisce: "Solo per ragazze o mista?" A quel punto andiamo allo scoperto. Mista. "No, guarda che qui le case miste non esistono." "Ah, ok, no, infatti." Alla fine decidono di fare comunque un tentativo; magari in una casa con soli maschi il fatto che entrino anche due donne non disturba quanto il contrario. Andiamo a suonare alla porta di fronte. Il padrone non c'è, devo tornare più tardi. Un'ora dopo, non ricordo qual'era il campanello che devo suonare. Ma le ragazze, che abitano lì accanto, fanno segno dalla porta, mi accolgono con baci e abbracci e mi invitano in casa loro in attesa della risposta. La casa è inondata d’acqua, è il giorno delle pulizie, ma mi fanno accomodare sul letto con grandi onori e mi offrono un bicchiere di laban squisito. Dopo mezz'oretta di chiacchiere animate che mi hanno fatto scordare il motivo della visita squilla il telefono: è il padrone di casa. Niente convivenze miste in casa sua. Ma di certo è valso la pena aspettare.

L'attivista

Questa parte della ricerca è stata, per ovvi motivi, quella più piacevole. Per spiegare il perché ci vuole un piccolo excursus. L'attivista, del quale non abbiamo mai saputo il nome, è un personaggio che per un motivo o l'altro si distingue nel paesaggio di Zeitun. Giovane, piacente e con un non so ché di intrigante nel suo aspetto, nel portamento e nel suo modo di stare assiduamente fermo in un punto nevralgico di Zeitun, sempre da solo, ma apparentemente in attesa di qualcuno o qualcosa. La nostra curiosità cresce quando lo incrociamo casualmente in una tabaccheria di Rabat. Di ritorno a Zeitun, iniziamo a salutarlo timidamente con un cenno quando lo incrociamo. Dopo un po', Camilla prende coraggio e gli rivolge la parola. Scopre che è uno dei tanti laureati disoccupati in Marocco, e fa parte di un movimento che rivendica il diritto al lavoro. Ora siamo conoscenti, evviva! Torniamo alla disperata ricerca di una casa per indecenti convivenze miste. Uscendo dalla casa delle mie nuove amiche del laban, incrocio il bello e misterioso attivista. Per avviare una conversazione, do sfogo alle mie preoccupazioni per la sfortunata ricerca di casa. Mi saluta con la promessa di farmi sapere se dovesse avere notizie di qualche casa libera. Due ore dopo, mi sto ancora aggirando per Zeitun decisa di tornare dal semsar scorbutico per sentire se ha nuove proposte, il nostro attivista mi insegue senza che me ne accorga. Quando mi raggiunge ha il fiatone per la corsa. "Scusa, non sapevo il tuo nome quindi non potevo chiamarti, ma insomma, ho sentito di una casa in affitto!" La gentilezza disinteressata in cui mi imbatto continuamente a Zeitun mi scompagina ogni volta. La bella presenza del giovine fa il suo. Mi accompagna. Non c'è la padrona. Quando torno il giorno dopo mi confessano che la convivenza mista è un problema. Non fa niente, è stato un gran piacere!

Ancora lo scorbutico

Sono sconsolata. Non mi resta che ritentare la sorte con lo scorbutico. Torno da lui, che mi scorge da lontano e mi fa segno di andare di avvicinarsi. Mi propone una nuova casa: una stanza doppia, lo spazio antistante da adibire a seconda stanza, con cucina da condividere con la padrona che abita al piano superiore. Ci penso. Più tardi esprimo la mia perplessità rispetto al fatto che la cucina in uso comune si affaccia proprio su l’androne che sarebbe camera mia e di Alberto. Ma non c'è problema senza soluzione per il nostro vecchietto: "Non ti basta una stanza? Non c'è problema, fate un cambio di piano. La padrona con i figlioli traslocherà dal piano superiore (tutto bello arredato, con due stanze e un grande salone) a quello di sotto!" Una tale invasione mi pare veramente troppo. Sono contenta che la padrona di casa non ci sia quando il semsar vuole proporle questo folle scambio.

L'aggiustativù

Torno a casa a mani vuote. Per fortuna è tornata Camilla da Fez. Insieme esponiamo i nostri guai a Lubna e alle ragazze del piano di sotto di casa nostra. Tutte si spremono le meningi per darci consigli: saltano fuori nuovi semsar e numeri telefonici, oltre alla proposta di rimanere in casa, non si scandalizzerebbero per la presenza di un uomo, nello stanzino sul tetto. Ma prima tentiamo la sorte per l'ultima volta: c'è un semsar proprio di fronte a casa, che quando non intermedia ripara televisori. Il primo appuntamento per visitare una casa fallisce perché il passaggio all’ora legale ha scombussolato tutti, me compresa. Al secondo tentativo il padrone si tira indietro dopo avermi squadrato, forse per la questione della convivenza mista.

Dalla quiete dei tetti ... al bailamme della strada

Il terzo tentativo va meglio – incredibile, è la casa proprio a fianco di quella di Fatima, la nostra attuale! È al pianoterra, grande e indipendente. Tutta per noi. E promette una vera immersione nella vita della strada, venditori ambulanti, bambini chiassosi, mandrie di pecore che passano, gente che chiama gli amici del quarto piano a voce, tutto alla finestra di camera nostra! Che emozione. Ancora un po' di suspense: quando stiamo per dare la conferma vediamo il padrone intento in discussioni con due uomini. Cercano una casa per sei mesi, noi per uno o due, ovviamente il padrone darebbe la precedenza a loro. Timorose aspettiamo l'indomani. I due interessati non si sono fatti vivi. La casa è nostra!