venerdì 3 aprile 2009

Una famiglia di Hal AlMarba

La regione di Tadla-Azilal riserva sempre grandi sorprese. Beni Mellal è in festa, c’è la fiera della città ad animare le giornate della popolazione: concerti tutte le sere, stand di artigianato e delle imprese/cooperative della città. A Fqih Ben Saleh, durante gli stessi giorni, si svolge un festival tradizionale di cavalli, con un lunapark demodé, spettacoli acrobatici di cavalli e stand di ogni genere.

Insieme ad un amico, veniamo ospitati per una notte da Souad, mia vicina di casa a Rabat, la cui famiglia vive in un piccolo villaggio sperso nella campagna di Fqih Ben Saleh, Hal AlMarba.

Il nostro arrivo nel villaggio è motivo di agitazione. Scendiamo dal grand taxi in mezzo al nulla e con una mandria di ragazzini che ci guardano straniti. Intravedo il piccolo Sami, figlio di Souad, e gli vado incontro. Così facciamo il nostro ingresso nell’enorme casa della sua famiglia.

Veniamo subito invitati a prendere un the, il che significa vassoi pieni di dolcetti, melouia fatta in casa, miele e olio della campagna. Tra una parola in darija e una in italiano, conosco Habiba, sorella maggiore di Souad. Vive in provincia di Bergamo da 8 anni ma parla un pessimo italiano. Si scusa continuamente, mi dice che vorrebbe imparare la lingua ma che, non potendosi spostare autonomamente, non riesce a seguire i corsi serali. Si è sposata due anni fa con un uomo di Fqih Ben Saleh che lei definisce FURBO. In effetti il signorino ha pensato bene di prendersi una donna fornita di permesso di soggiorno in Italia, il che gli ha permesso di raggiungere la moglie nel giro di un anno. Habiba sostiene che da quando ha il permesso di soggiorno è cambiato e che l’unica sua preoccupazione sembra essere quella di portare il maggior numero di familiari in Italia.

Nel corso delle chiacchiere arrivano Gamal e Aziz, fratelli di Souad. Entrambi parlano italiano, Gamal parla anche bergamasco.

Dopo un giretto alla festa e due compere nella medina, la serata trascorre come da copione. Le donne mangiano in una stanza con i bambini. Gli uomini mangiano nel salotto disturbati solo dalla mia insolita presenza.

Chiacchierando con Gamal e Aziz, scopro che il primo è partito a 12 anni, insieme ai suoi zii con un visto spagnolo . Dopo qualche tempo ha raggiunto il fratello maggiore Mohammed a Bergamo dove ha studiato per diventare geometra e dove ha lavorato nella macelleria halal di famiglia. Sette anni fa si è sposato con Nagat. Lei aveva 17 anni, lui ne aveva 28. Da due anni è tornato in Marocco per stare con sua moglie e i suoi figli e perché era stufo della vita in Italia.

Aziz invece è l’harraga della famiglia. E’ partito nel 2000 quando aveva 17 anni con tre amici di Fqih Ben Saleh. Sono arrivati a Larache, nel nord del Marocco, dove si sono nascosti sotto ad un camion diretto in Spagna. 300 kilometri sotto ad un camion!!! Arrivati a Granada, miracolosamente sani e salvi, hanno pagato 2000 euro l’uno un passeur spagnolo che li ha portati in macchina fino a Bergamo dove è rimasto clandestino fino alla sanatoria del 2002.

Ovviamente in famiglia nessuno era al corrente, eccetto Gamal e Mohammed che hanno finanziato l’avventura del fratello. Chissà cosa aveva detto a casa…Chissà quanti altri sono partiti senza dire nulla e hanno avuto meno fortuna di Aziz…

Aziz si è sposato due mesi fa con Leila, una splendida ragazza di 17 anni. E’ stata “trovata” a Beni Mellal dalla mamma di Aziz, il quale ha accettato di sposarsi con lei ad occhi chiusi perchè si sa, la mamma ha sempre ragione!!!

Finisco di mangiare e lascio Philipp al suo destino. Vado a sedermi al mio posto, tra le donne e i bambini della famiglia. Najat sta allattando, mentre Habiba, Souad, Leila e la mamma guardano la televisione. Mi chiedono se sono sposata, se voglio sposarmi, se amo i bambini. Si è fatto tardi. Le donne “con marito” vanno nelle loro stanze, le donne “non-accompagnate” invece sistemano coperte in terra. Così trascorro la mia notte in quel di Hal AlMarba.