venerdì 5 dicembre 2008

Donne donne e ancora donne

Atelier di cucina a Khouribga. Mi sento in paradiso in mezzo a quantità industriali di biscotti. Impasto, tento di dar forma a delle palline e infilo l’arachide nella pallina. Questo è essenzialmente il compito affibiatomi. Al di là di ciò, tento di raccogliere storie, parole di donne rientrate in Marocco volontariamente o involontariamente. Gli aneddoti si sprecano: c’è chi è tornata perché illegale in Italia, denunciata da una sua connazionale in seguito ad un litigio di ordinaria convivenza; c’è chi invece in Italia non c'ha mai messo piede, perché bloccata in alto mare dalla guardia costiera e rispedita immediatamente in questo angolo di terra dimenticato da dio; c’è chi non mi racconta i dettagli della vita in Italia, ma dalle sue parole capisco che non dovesse trattarsi di una vita troppo “rispettosa”, mi racconta che è tornata perché dopo quasi due anni era stufa di vivere sola, lontana dalla famiglia; c’è chi invece in Italia ci sarebbe rimasta volentieri ma che ha subito la decisione del marito che con la scusa delle vacanze, l’ha portata in Marocco e ce l’ha lasciata con le due bambine portandosi via il permesso di soggiorno. Donne dagli occhi grandi, dagli sguardi profondi, che a volte si perdono e si velano di tristezza, dalla risata facile e dal contatto fisico immediato. Ma anche donne vipere, o più semplicemente scafate: uscendo dalla cucina una ragazza che ancora parla benissimo italiano mi ferma e mi dice:” Non ascoltarle, qui le donne raccontano un sacco di bugie.” Mi riprometto di raccogliere tutte queste testimonianze “con le pinze”. Ma la sensazione è forte, con chili di biscotti in stomaco e con il freddo che entra nelle ossa, penso alla complessità dell’universo femminile e mi ci riconosco in pieno.

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